Due dei quattro quesiti sui quali gli italiani sono chiamati a esprimersi, sono dedicati all’acqua e ai servizi pubblici.
Dopo l’intervento del direttore di Confservizi Veneto Nicola Mazzonetto “Acqua, il punto è come gestirla”, pubblicato sul Gazzettino di ieri, focalizziamo ora l’attenzione sul secondo referendum grazie ai materiali di Federutility.
Andiamo quindi ad approfondire il concetto di “remunerazione del capitale investito”.
In sintesi, si chiede che la tariffa non contenga una quota di rendimento a chi investe denaro nelle infrastrutture idriche.
Ecco alcune problematiche legate al quesito:
- Questo contrasta con gli obiettivi Ue, che prevedono la copertura di tutti i costi del servizio idrico (compresi quelli finanziari). Forzando il concetto, è come se si chiedesse per legge di eliminare il tasso di interesse che le banche richiedono quando erogano un mutuo per l’acquisto della casa.
- L’effetto del secondo referendum è che la costruzione delle opere idriche dovrebbe essere finanziata con la spesa pubblica, attraverso l’aumento delle tasse.
- Per fare dei lavori importanti e obbligatori, come costruire depuratori, realizzare una nuova rete fognaria o svolgere la manutenzione degli acquedotti, servono molti soldi. Denaro che deve essere reso disponibile dal proprietario (il comune e/o gli altri azionisti) oppure chiesto in prestito a dei finanziatori.
- Il quesito referendario sulla tariffa ha effetti economici rilevanti su qualsiasi gestore, sia esso pubblico o privato, ma specialmente sui soggetti pubblici, che hanno maggior difficoltà di accesso al credito.
- Le tariffe sono collegate ai consumi di ogni utenza. Le tasse no. Tutte le imposte sono scollegate dai consumi e sono più soggette al rischio di evasione fiscale di quanto non siano le normali bollette.
- In attesa dell’esito del referendum i più importanti istituti di credito hanno già, di fatto, sospeso le istruttorie per il finanziamento di nuovi investimenti. Con il blocco degli investimenti, oltre agli effetti occupazionali, sono ferme anche le opere obbligatorie, come quelle per i depuratori, senza i quali aumenta il rischio di inquinamento ambientale.